BORGHINOLIVORNO Riformismo&Lavoro


Occupati e disoccupati: stime provvisorie (OTTOBRE 2010)

Occupati e disoccupati: stime provvisorie

Periodo di riferimento: Ottobre 2010
Diffuso il: 30 novembre 2010

Prossimo comunicato: 01 gennaio 2011


Sulla base delle informazioni finora disponibili, il numero di occupati a otto-bre 2010 (dati destagionalizzati) risulta sostanzialmente stabile rispetto a set-tembre e diminuisce dello 0,1 per cento rispetto a ottobre 2009. Il tasso di oc-cupazione, pari al 57,0 per cento, risulta invariato rispetto a settembre e in ri-duzione di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno prece-dente.

Il numero delle persone in cerca di occupazione risulta in aumento del 4,5 per cento rispetto ad settembre, e del 5,7 per cento rispetto a ottobre 2009. Il tasso di disoccupazione, pari all’8,6 per cento, è in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a settembre; in confronto a ottobre 2009 il tasso di disoccupazione re-gistra un aumento di 0,4 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 26,2 per cento, con una diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di un punto percentuale rispetto a ottobre 2009.

Il numero di inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni a ottobre 2010 diminui-sce dello 0,4 per cento rispetto a settembre, mentre registra un aumento di pari intensità rispetto a ottobre 2009. Il tasso di inattività, pari al 37,7 per cento, è in calo rispetto al mese precedente (-0,2 punti percentuali) e invariato rispetto a ottobre 2009.

http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/occprov/20101130_00/



Indicatori di contesto chiave e variabili di rottura (Istat 2010)

** nota: Trattasi del complesso di indicatori relativi al monitoraggio di criticità su cui intervengono i fondi comunitari **

Ultimo aggiornamento: Novembre 2010 

Nell’ambito del progetto “Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali 2001-2008”, l’Istat è impegnato a supportare l’attività di monitoraggio e valutazione del Quadro Comunitario di Sostegno 2000-2006, attraverso la costruzione e l’aggiornamento di un’ampia base dati di indicatori socio-economici regionali.

La banca dati contiene circa 160 indicatori regionali (indicatori di contesto chiave e le variabili di rottura), disponibili per tutte le regioni e per macro-area, articolati secondo gli assi di intervento ed ambiti prioritari del QCS 2000-2006.
Le serie storiche delle variabili di rottura vengono riportate a partire dal 1980 almeno per le macroaree Mezzogiorno e Centro-Nord.
Accanto agli indicatori di contesto è oggetto di monitoraggio, con le stesse modalità, un altro set di indicatori, denominate “variabili di rottura”. Si tratta di 15 variabili selezionate nell’analisi svolta nel corso della valutazione ex-ante dell’impatto macroeconomico del Quadro Comunitario di Sostegno 2000-06, sia per l’immediato significato in termini di questioni di rilievo per le strategia complessiva, sia per il contenuto informativo che esse congiuntamente assumono negli esercizi di simulazione econometria nel cogliere le esternalità positive con effetto sulla produttività potenziale dell’area che il programma intende promuovere.
Indicatori per assi, variabili di rottura e indicatori di genere

Dal 21 dicembre 2007, sono inoltre disponibili gli indicatori del Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, la cui base ha origine nell’evoluzione della banca dati degli indicatori regionali per le politiche di sviluppo.
Tale evoluzione, avviata nel precedente ciclo di programmazione comunitaria, ha prodotto una riorganizzazione degli indicatori, selezionati e quindi articolati per 10 priorità (adeguate agli ambiti tematici del QSN 2007-2013).
Indicatori per priorità QSN 2007-2013

Per consentire all’utente una lettura più agevole, è stata introdotta una presentazione degli indicatori regionali per le politiche di sviluppo per ambiti tematici trasversali sia al QCS 2000-2006 sia al QSN 2007-2013.
Indicatori per tema


Indicatori regionali di contesto chiave e variabili di rottura

 

Codice attività Prodotto Anno di riferimento dati
B Nota esplicativa degli indicatori aggiornati a novembre 2010
B Metadati degli indicatori di contesto chiave
e delle variabili di rottura
B Indicatori di contesto chiave (tutti gli assi) dal 1995
– Asse I – Risorse naturali dal 1995
– Asse II – Risorse culturali dal 1995
– Asse III – Risorse umane dal 1995
– Asse IV – Sistemi locali di sviluppo dal 1995
– Asse V – Città dal 1995
– Asse VI – Reti e nodi di servizio dal 1995
B – Asse I-VI – Indicatori di genere dal 1995
B Variabili di rottura dal 1995
C Statistiche regionali sull’innovazione 2002-2004
C La povertà relativa in Italia nel 2007 2007
C La povertà relativa in Italia nel 2006 2006
C La povertà relativa in Italia nel 2005 2005
C La povertà relativa in Italia nel 2004 2004
C La povertà relativa in Italia nel 2003 2003
C Stima di alcuni aspetti della povertà regionale 2002

Gli indicatori sono disponibili in serie storica nella maggior parte dei casi a partire dal 1995 e forniscono una descrizione delle disparità e del potenziale dei territori di intervento delle politiche di sviluppo. La banca dati include alcuni indicatori ora disponibili su scala regionale grazie all’ampliamento di alcune rilevazioni Istat, quali indicatori regionali di povertà, indicatori di dotazione e utilizzo della ICT nelle imprese.


Indicatori regionali per priorità QSN 2007-2013

 

Priorità Indicatori
Nota esplicativa degli indicatori aggiornati a novembre 2010
Priorità 1 Miglioramento e valorizzazione delle risorse umane
Priorità 2 Promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell’innovazione
Priorità 3 Energia e ambiente: uso sostenibile ed efficiente delle risorse per lo sviluppo
Priorità 4 Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale
Priorità 5 Valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo
Priorità 6 Reti e collegamenti per la mobilità
Priorità 7 Competitività dei sistemi produttivi e occupazione
Priorità 8 Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani
Priorità 9 Apertura internazionale e attrazione di investimenti, consumi e risorse
Priorità 10 Governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali ed efficaci

Indicatori regionali per tema

 

Nota esplicativa degli indicatori aggiornati a novembre 2010
Acqua Aria
Rifiuti Ambiente, altro
Energia Beni culturali
Lavoro Istruzione e formazione
Competitività Dinamiche settoriali
Demografia d’impresa Internazionalizzazione
Mercato dei capitali e finanza d’impresa Ricerca e innovazione
Società dell’informazione Esclusione sociale
Legalità e sicurezza Capitale sociale
Servizi di cura Città
Trasporti e mobilità Turismo

Alcuni degli indicatori presenti nel sistema sono basati su fonti non comprese nel programma statistico nazionale. Ove sorgano questioni riguardanti la qualità di tali fonti si rinvia ai soggetti produttori.

Gli aggiornamenti del data-set sono effettuati con cadenza mensile (indicativamente il 20 di ogni mese, fatta eccezione per il mese di agosto).



Annuario statistico italiano 2010 (ISTAT)

Annuario statistico italiano 2010

estratto “Lavoro” (da nota per la stampa di Istat)

La flessione dell’occupazione dopo 14 anni di crescita
Nel 2009 sono 23.025.000 gli occupati, in calo, per la prima volta dal 1995, di 380.000 unità rispetto all’anno precedente (-1,6%). Questo risultato è la sintesi di una riduzione marcata della componente italiana, controbilanciata dall’aumento di quella straniera (+147.000 unità), il cui ritmo di crescita è comunque inferiore rispetto agli anni precedenti. La quota di lavoratori stranieri sul totale degli occupati raggiunge l’8,2% (7,5% nel 2008).
La flessione più marcata (-2%) riguarda gli uomini, ma anche le occupate risultano in calo (-1,1%), interrompendo un andamento sempre positivo negli ultimi dieci anni.
A diminuire sono soprattutto gli addetti dell’industria in senso stretto (-4,3%, pari a 214.000 unità in meno), seguono quelli dell’agricoltura (-2,3%, pari a -21.000 unità), delle costruzioni (-1,3%, pari a -26.000 unità) e del terziario (-0,8%, pari a -119.000 unità). Nella media del 2009, 300.000 occupati sono stati coinvolti dalla Cassa integrazione, un valore quattro volte superiore a quello registrato l’anno precedente.
La discesa dell’occupazione nel 2009 riguarda sia i lavoratori dipendenti (-1%, pari a -169.000 unità) sia soprattutto gli indipendenti (-3,5%, pari a -211.000 unità).
L’occupazione standard (dipendenti permanenti a tempo pieno) registra una flessione dello 0,2% rispetto all’anno precedente (-33.000 unità) ma le conseguenze più pesanti della crisi produttiva riguardano i dipendenti a termine (-7,3%, pari a -171.000 unità).
Il tasso di occupazione scende dal 58,7% del 2008 al 57,5%, valore che si mantiene ampiamente al di sotto del dato medio dell’Ue (64,6%); quello maschile si attesta al 68,6% mentre il tasso riferito alle donne si posiziona al 46,4%, pur con rilevanti divari regionali: si passa dal 61,5% dell’Emilia-Romagna al 26,3% della Campania. 6
Salgono disoccupati e inattivi
Per il secondo anno consecutivo aumentano le persone in cerca di occupazione, sono 1.945.000, 253.000 in più rispetto al 2008 (+15%). Il tasso di disoccupazione sale al 7,8% dal 6,7%, quello di inattività al 37,6% dal 37% di un anno prima.

linkare scegliendo le tematiche di interesse linkare nuovamente

http://www.istat.it/dati/catalogo/20101119_00/contenuti.html



Forze di lavoro ISTAT – Media 2009

Forze di lavoro – Media 2009

Periodo di riferimento: 2009
Diffuso il: 16 novembre 2010


Settori: Lavoro
Periodo dei dati: Anno 2009
Collana: Annuari, n. 15
Anno di edizione: 2010
Supporti: Volume  cartaceo
Prezzo: 30.00
Edizione cartacea in preparazione
Cod. ISBN: 978-88-458-1665-9
Cod. SIGED: 2A042010015000005


L’indagine sulle forze di lavoro, radicalmente riorganizzata a partire dal 2004 come previsto da un regolamento comunitario, rileva ogni settimana le principali informazioni sul mercato del lavoro dal lato dell’offerta. In questo volume, dopo la presentazione dei dati per il periodo 1998-2009, vengono diffusi i risultati relativi alla media del 2009 per la popolazione, le forze di lavoro, gli occupati, le persone in cerca di occupazione e le non forze di lavoro. I dati sono disaggregati per sesso, età, titolo di studio e territorio. Le informazioni riguardano le principali caratteristiche dell’occupazione (settore di attività, posizione professionale, professione, carattere dell’occupazione, orario di lavoro), della disoccupazione (precedenti esperienze lavorative, durata della disoccupazione) nonché le diverse tipologie di inattività. Inoltre, il volume contiene i principali risultati relativi all’istruzione e formazione così come alcune informazioni elaborate in un’ottica familiare.

http://www.istat.it/dati/catalogo/20101116_00/

 

 



IL DISEGNO DI LEGGE DI SACCONI PER LO “STATUTO DEI LAVORI”
14 novembre 2010, 01:02
Filed under: LEGGI E NORMATIVE, MERCATO DEL LAVORO ITALIA | Tag: , ,

IL DISEGNO DI LEGGE DI SACCONI PER LO “STATUTO DEI LAVORI”

STATUTOLAVORILETTERA_MINISTRO

STATUTODEILAVORIBOZZASACCONINOVEMBRE 2010

relazioneddlStatutolavori2010

PROGETTO SACCONI PER LO “STATUTO DEI LAVORI”: LA MONTAGNA HA PARTORITO UN TOPOLINO

(un commento di Pietro Ichino)

DOPO DUE ANNI E MEZZO DI ANNUNCI, FINALMENTE VIENE PUBBLICATA UNA PRIMA BOZZA DEL DISEGNO DI LEGGE DEL GOVERNO PER LO “STATUTO DEI LAVORI” – MA IL PROGETTO, CONTENUTO IN DUE STRIMINZITI ARTICOLI, APPARE MOLTO AFFRETTATO, GENERICO E LACUNOSO; COL RISCHIO, QUINDI, CHE ALLA PROVA DEI FATTI ESSO RISULTI VELLEITARIO

Editoriale per la Newsletter n. 127, del 15 novembre 2010-11-13 – Il testo del disegno di legge sottoposto dal ministro alle associazioni imprenditoriali e sindacali è disponibile sul sito www.adapt.it
A un anno esatto dalla presentazione in Senato del “Progetto semplificazione” (d.d.l.  11 novembre 2009 n. 1872 e 1873), due fatti importanti segnano un’accelerazione del cammino della riforma del nostro diritto del lavoro: l’inserimento di quel progetto in una mozione approvata dal Senato a larghissima maggioranza mercoledì scorso, che impegna il Governo a varare un Codice del lavoro semplificato; e la pubblicazione, il giorno dopo, da parte del ministro del lavoro Sacconi di una bozza di legge-delega “per la predisposizione di uno Statuto dei lavori”.
Su due punti mi sembra che il progetto di Sacconi vada nella stessa direzione del mio. Il primo è la definizione di un campo di applicazione del nucleo centrale del diritto del lavoro esteso a tutto il lavoro “dipendente”, comprese le collaborazioni autonome in situazione di monocommittenza. La definizione che propongo io della “dipendenza” è più precisa, ma è evidente che facciamo riferimento allo stesso concetto; e questo è un passo avanti che non  può essere sottovalutato. Il secondo punto di convergenza è la necessità di una semplificazione e riordinamento radicale della disciplina del rapporto di lavoro: da qui in avanti nessun progetto di riforma potrà eludere la necessità di confrontarsi con questo obiettivo.
Mi sembra, però, che il progetto dia indicazioni troppo generiche, non definisca le scelte necessarie di tecnica normativa, né le soluzioni concrete sulle singole questioni calde.
Il disegno di legge indica l’obiettivo della riduzione della legislazione vigente “almeno del 50%”: mi sembra un obiettivo puramente quantitativo, riferito grossolanamente al volume della normativa in materia di lavoro, non al suo contenuto. La riforma del nostro diritto del lavoro pone questioni delicate, che possono essere risolte in molti modi diversi: si pensi, per esempio, alla materia dei licenziamenti, o a quella della Cassa integrazione. Il progetto del ministro consta di due articoli in tutto, due paginette, nelle quali si indica soltanto un auspicio di semplificazione e di flessibilizzazione, senza dire come le si devono perseguire.
L’idea centrale del progetto è quella di affidare alla contrattazione collettiva la possibilità di ridisciplinare, in deroga rispetto alla legge qualsiasi materia, fatto salvo “un nucleo di diritti universali e indisponibili, di rilevanza costituzionale e coerenti con la Carte dei diritti fondamentali della Unione Europea”. Senonché, una delega legislativa di questo genere è inammissibile proprio per la sua assoluta genericità. Innanzitutto, il disegno di legge non chiarisce quale contratto collettivo può derogare alla legge: solo quello nazionale o anche quello aziendale? Non dice quale coalizione sindacale e a quali condizioni è abilitata a stipulare il contratto collettivo derogatorio. Non indica i criteri di misurazione della rappresentatività di quella coalizione. Non una parola sui limiti soggettivi di applicazione di quel contratto collettivo. E poi: per intervenire su questa materia occorrerebbe una modifica dell’articolo 39 della Costituzione; ma il disegno di legge se ne dimentica del tutto: non una parola su questo punto. Il che fa pensare che in realtà questo sia soltanto un manifesto di politica del lavoro, un po’ velleitario, ma non una vera proposta di legge, suscettibile di essere approvata davvero dal Parlamento.
L’idea di ampliare gli spazi della contrattazione collettiva, in sé, è giusta; ma per attuarla occorre ridefinire i confini tra legislazione e autonomia collettiva (come ho cercato di fare nel mio “progetto semplificazione”). Nel progetto Sacconi, invece, si delinea una cosa diversa: il modello del “sindacato-rubinetto”, che può, a sua discrezione, aprire o chiudere il flusso delle deroghe rispetto a quanto prevede la legge. Questo modello, oltretutto, viene proposto senza che vengano stabiliti neanche i requisiti di rappresentatività che il sindacato deve avere per svolgere questa funzione. Non mi sembra una buona idea. Comunque non è così che si realizza l’obiettivo di “restituire sovranità al sistema delle relazioni industriali” per la regolazione dei rapporti di lavoro.
In conclusione, mi sembra che… la montagna abbia partorito un topolino. Non occorrevano due anni e mezzo per stendere questo disegno di legge di due articoli, che enuncia in modo troppo generico, semplicistico e lacunoso la necessità di una drastica semplificazione e flessibilizzazione della disciplina dei rapporti di lavoro. Per realizzare concretamente questo obbiettivo occorre sciogliere decine di questioni delicate e difficili: su questo terreno, il contributo di idee dato da questo progetto appare a dir poco evanescente.



Conti economici regionali (1995-2009)

Conti economici regionali (1995-2009)

Periodo di riferimento: Anni 1995-2009
Diffuso il: 12 novembre 2010


L’Istat rende disponibili le stime a livello regionale, riferite al 2009, dei seguenti aggregati economici : occupati interni, unità di lavoro, valore aggiunto, prodotto interno lordo (Pil), redditi da lavoro dipendente e spesa per consumi finali delle famiglie.

 

La base informativa per le stime regionali diffuse a soli nove mesi dalla fine dell’anno di riferimento è necessariamente meno robusta di quella disponibile per le stime dei conti completi diffusi a distanza di 21 mesi. Da ciò deriva la necessità di utilizzare tecniche statistiche ed econometriche per la valutazione dei vari aggregati tramite indicatori indiretti, che implicano un inevitabile grado di provvisorietà delle stime, nonché un livello di disaggregazione molto contenuto.

Gli aggregati di occupazione, valore aggiunto e redditi da lavoro dipendente sono perciò analizzati al livello di quattro macrobranche (agricoltura, industria in senso stretto, costruzioni e servizi); la spesa delle famiglie per consumi finali è disaggregata in tre tipologie (beni durevoli, beni non durevoli, servizi).

Parallelamente alla stima dei dati regionali riferiti al 2009, è stata effettuata la revisione di quelli riferiti agli anni 2007-2008. Per quel che riguarda il 2008 vengono rilasciate stime meno disaggregate rispetto alla diffusione standard a 21 mesi, ottenute con la stessa procedura adottata per le stime regionali del 2009, in quanto le risorse della Direzione Centrale della Contabilità Nazionale sono prioritariamente coinvolte nei lavori per l’adozione della nuova classificazione europea NACE-Rev.2 e di revisione generale dei conti economici che, per regolamento, dovranno essere conclusi nel corso del 2011.

Gli aggregati regionali sono coerenti con quelli nazionali pubblicati a marzo 2010; essi vengono prodotti e pubblicati considerando distintamente le Province autonome di Bolzano-Bozen e Trento che, ai sensi del Regolamento n. 1059/2003 del Parlamento Europeo, sono incluse al 2° livello della Nomenclatura europea delle unità statistiche territoriali (NUTS), al rango delle altre 19 regioni italiane.

In download sono disponibili due diverse tipologie di presentazione dei dati:

  • un archivio unico che permette, attraverso l’utilizzo dei filtri, di selezionare i dati per singola regione e/o per aggregato;
  • un set di 23 tavole regionali distinte per aggregato e unità di misura.

http://www.istat.it/dati/dataset/20091111_00/



Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Livorno Dati 2008-2010

Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia
di Livorno

QUADRO DI SINTESI DEI PRINCIPALI INDICATORI
RELATIVI AL MERCATO DEL LAVORO E ALL’OCCUPAZIONE
NEL BIENNIO 2008-2010, COMMENTO DATI ISTAT 2009 SULL’OCCUPAZIONE IN PROVINCIA DI LIVORNO, RAPPORTO ANNUALE MERCATO DEL LAVORO 2010 (x 2009)

ProvLivornoDati Mercato del lavoro20082010

ProvinciadilivornoNote IstatForze Lavoro 2009

Rapporto Annuale mercato del lavoro 2010

RICERCA FORZA LAVORO AREA LIVORNESE

(a cura dei Comuni di Livorno e Collesalvetti)

FLSEL-Risultati-2009 – area livornese livorno-collesalvetti

La crisi e il mercato del lavoro
Exit Strategy per l’occupazione
Riflessioni, idee e azioni per la coesione sociale (Convegno PD Livorno Relazione paoloborghi
la sfida dell’occupazione in tempi di crisi

https://borghinolivorno.wordpress.com/2010/09/18/pd-livorno-la-crisi-e-il-mercato-del-lavoro/#more-1126

vedi anche

RICERCA FORZA LAVORO 2009 ITALIA

https://borghinolivorno.wordpress.com/2010/11/16/forze-di-lavoro-istat-media-2009/

L’ITALIA NEL 2009 (istat) e DATI sulla crisi

https://borghinolivorno.wordpress.com/2010/05/26/la-situazione-del-paese-nel-2009-rapporto-istat/

ANNUARIO STATISTICO ISTAT 2010 (CON TREND QUADRIENNALI)

https://borghinolivorno.wordpress.com/2010/11/21/annuario-statistico-italiano-2010-istat/



La divisione dei ruoli nelle coppie (ISTAT 2010)

La divisione dei ruoli nelle coppie

Statistiche in breve
Periodo di riferimento: Anni 2008-2009
Diffuso il: 10 novembre 2010


Nel 2008-2009 il 76,2% del lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne, valore di poco più basso di quello registrato nel 2002-2003 (77,6%).

Persiste dunque una forte disuguaglianza di genere nella divisione del carico di lavoro familiare tra i partner. L’asimmetria nella divisione del lavoro familiare è trasversale a tutto il Paese, anche se nel Nord raggiunge sempre livelli più bassi.

Le differenze territoriali sono più marcate nelle coppie in cui lei non lavora. L’indice assume valori inferiori al 70% solo nelle coppie settentrionali in cui lei lavora e non ci sono figli, e nelle coppie in cui la donna è una lavoratrice laureata (67,6%).

Continua a leggere



Le famiglie italiane e il lavoro: caratteristiche strutturali e effetti della crisi (Banchitalia 2010)

Banca d’Italia

Questioni di Economia e Finanza
Numero 75 – Ottobre 2010
Le famiglie italiane e il lavoro: caratteristiche strutturali e
effetti della crisi

di Sauro Mocetti, Elisabetta Olivieri e Eliana Viviano

Sommario
In questo studio si analizzano le caratteristiche del mercato del lavoro e gli
effetti della crisi usando la famiglia, e non l’individuo, come unità di analisi. Nel
confronto con gli altri principali paesi europei, in Italia l’incidenza delle jobless
households è più contenuta a causa della maggiore diffusione delle famiglie
numerose, che hanno un minore rischio di non-occupazione, e dalla più accentuata
tendenza a costituire un nucleo familiare solo se occupati. Con il dispiegarsi degli
effetti della crisi sul mercato del lavoro, la quota delle jobless households è
aumentata; l’incremento è stato tuttavia contenuto rispetto al calo occupazionale,
suggerendo che tale flessione ha riguardato prevalentemente famiglie dove almeno
un altro adulto ha mantenuto il posto di lavoro. La famiglia ha pertanto svolto un
ruolo di ammortizzazione sociale, attenuando gli shock negativi. All’interno del
nucleo familiare, la caduta dell’occupazione ha riguardato soprattutto i figli
conviventi con i genitori, riflesso di un sistema di protezione del lavoro segmentato
su base generazionale.

Continua a leggere



Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Livorno (NOTA 2^ TRIMESTRE 2010)

Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia
di Livorno

 

NOTA TRIMESTRALE
Anno 2010 N°2
II trim. 2010

Nota II° trimestre