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CGIL – Fuel Poverty (la poverta’ energetica)

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Fuel Poverty (la poverta’ energetica)

Oggetto della ricerca e definizioni
Il presente rapporto tratta del fenomeno della povertà in Italia e del disagiosociale; della sua evoluzione negli anni più recenti in nuove forme di povertà come la Fuel Poverty.
Alcune inedite forme di povertà, tipiche delle economie avanzate, rendonotale fenomeno sempre più complesso da catalogare, e difficile dacontrastare con le tradizionali politiche di intervento.
Con Fuel poverty si intende la povertà causata dalla difficoltà dalla difficoltà per le famiglie di accedere alle fonti di energia e/o ai servizi energetici per usufruire dei servizi essenziali come il riscaldamento adeguato del proprio appartamento, la possibilità di cucinare i cibi, il funzionamento ordinario degli elettrodomestici di base e degli
elettromedicali.

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Lavoro: Cgil, presentato studio su “Economia non osservata”

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Lavoro: Cgil, presentato studio su “Economia non osservata”

(presentazione da http://www.cgil.it)

E’ stato presentato martedì 10 marzo, nella sede della Cgil Nazionale, in Corso d’Italia, 25 a Roma, lo studio, realizzato dall’Associazione Bruno Trentin (ABT), l’istituto di ricerca Tcnè e il Centro Europa Ricerche (CER), sul fenomeno dell’”economia non osservata” sommersa, informale, illegale.
Tre gli obiettivi, spiegano i promotori dello studio, che si sono voluti raggiungere: il primo è stato quello di studiare il fenomeno dell’economia non osservata, ossia di quell’economia sottratta alla contabilità nazionale e conseguentemente al sistema fiscale, cercando di quantificarne le dimensioni e la sottostante rete di affluenti. Il secondo obiettivo è stato quello di misurare la percezione del fenomeno e rilevare le opinioni dei cittadini sui sistemi di contrasto più efficaci, non soltanto in chiave repressiva ma anche preventiva. Il terzo obiettivo, infine, è stato quello, sulla base dei dati di contabilità nazionale, di stimare un maggior gettito da impegnare sulla base di 2 criteri: equità e stimoli alla crescita.
In virtù della multidimensionalità del fenomeno, spiegano gli istituti di ricerca, si è fatto ricorso a percorsi e metodologie di ricerca anche molto diversi tra loro, non solo per cercare di coglierne gli aspetti più in ombra, ma anche e soprattutto per comprenderne la dimensione “sistemica”.
Lo studio dimostra come l’economia ‘non osservata’ nel nostro Paese, in un anno, raggiunge in totale tra i 250 e i 290 miliardi di euro, di questi, 180-210 miliardi riguardano l’economia sommersa ed informale (con un mancato gettito tra 85 e 100 miliardi) e 70-80 miliardi l’economia illegale. Sulla base di questi dati l’evasione totale è valutabile in 93 miliardi, con un mancato gettito di 55 miliardi di euro dei quali 14 miliardi possono essere recuperati rendendo più efficienti le norme attualmente in essere e implementando le misure di contrasto già esistenti nella lotta all’evasione, ma che devono ancora essere totalmente attivate. Queste risorse aggiuntive, spiegano gli istituti di ricerca, andrebbero concentrate su due interventi: l’estensione del bonus di 80 euro a pensionati e incapienti e  all’ampliamento degli investimenti.

“Con questo studio – ha detto il segretario Generale della Cgil, Susanna Camusso presente alla conferenza stampa – vi mostriamo i dati dell’economia reale del Paese, che rispecchiano la gravità della situazione”. Il 59% delle attività hanno un volume di affari riconducibili all’economia sommersa e informale che arriva fino ad 1 milione di euro, un dato che secondo Camusso “indica come i comportamenti dell’evasione sono diffusi nella struttura produttiva e professionale del nostro paese”. Per questo, spiega il segretario generale della Cgil, sul falso in bilancio, sulla fatturazione e l’evasione “non si può ragionare per soglie” poiché nella nostra economia l’illegalità si trova in tutte le dimensioni di impresa. “Non bisogna riprodurre la logica dei condoni, ma se c’è un comportamento che viola la norma va sanzionato, commisurando le sanzioni alle violazioni”. Parlando del lavoro irregolare, che riguarda tra i 3 e i 3,8 milioni di ‘occupati’, con un sommerso che viaggia tra i 25 e i 35 miliardi di euro, Camusso ha detto “bisogna cambiare passo, bisogna cambiare punto di vista: il lavoro grigio e il lavoro nero sono una condizione di estorsione nei confronti di chi ha bisogno”. Per questo “vanno costruiti strumenti di sostegno e va creato lavoro legale con occupazione di qualità”

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